Guarda il tuo mondo, madre Immacolata
È tutta una distesa di follia.
La violenza vi scorre come un fiume.
Vi appaiono gli artigli dell'orrore.
Guarda il tuo mondo. Bimbi senza casa
imbracciano il fucile.
Giovani indottrinati
si fanno esplodere.
Sui marciapiedi, ragazzine schiave.
Guarda il tuo mondo. Siamo figli tuoi.
dov'è il DNA del Creatore?
Siamo tuoi figli. Dove sono mai
i tratti fisionomici di Cristo?
Eppure, Madre, in questo nostro mondo
c'è anche una distesa di bontà.
Ma i giornali non gridano il suo nome.
Persone crocifisse nell'amore,
senza un gemito, tutte consacrate
al sofferente che non sa parlare.
Gente che costruisce la speranza
con la fatica del suo cuore puro.
Gente che passa, semplice, leale,
per le strade grondanti di fatica.
Tutto il mondo è ferito. E tu, Maria,
sei, sì, senza peccato, immacolata,
ma non sei senza il marchio del dolore.
Tu sai la pena, l'ansia del domani.
Il tuo domani: l'ombra di una croce.
Il nostro andare: l'ombra del mistero.
C'è sopruso, c'è angoscia, c'è fatica;
C'è soprattutto, Madre, la stoltezza:
quella stoltezza che strappò a tuo Figlio
Il grido appassionato del perdono:
«Padre, non sanno. Stringili al tuo cuore».
Immacolata, luce della vita,
donaci la speranza, macerata
giorno per giorno nel tuo gran dolore.
disegna in noi quel volto che nell'alba
di un progetto divino ci fu dato
Come orizzonte eterno. Ogni respiro,
ogni istante di questo nostro dramma
è un tendere spasmodico alla luce.
sappiamo? Non sappiamo? Tu lo sai.
E ci abbracci e accarezzi il nostro capo:
«Figli», ci chiami; non importa come.
siamo tuoi figli, sangue delle vene
da te fluite verso quel Calvario
su cui Cristo sposò per noi la Vita.
«Figli», ci chiami. Tu, l'Immacolata,
vedi tutto di noi. Là, in paradiso,
non sei felice, Mamma; lo sarai
soltanto quando a noi sarà svelata
la gioia che già vibra come un seme
In questa nostra terra, in questo mondo
che un giorno, Mamma, è stato tua dimora.