Tu non hai cancellato dalla storia
centocinquanta nomi;
hai condannato al rogo
un universo intero:
galassie di pensieri, impulsi vivi
di volontà creanti,
delicato vibrare della forza
possente dell’amore;
uno stillare immenso
di momenti vissuti nel ricordo
e tendenti al domani.
Hai ucciso il neonato:
un fascio di speranza.
Hai annientato il sogno
di un anello nuziale
accarezzato ieri.
E il bimbo che domani nascerà
in un nido già pronto all’accoglienza
non vedrà mai suo padre.
E i sedici ragazzi
tutti aperti alla vita?
E i cantanti gioiosi
di un onesto successo conquistato?
E gli altri? gli altri? gli altri?
Ogni mente, ogni cuore,
ogni mano operosa, ogni dolore:
tutto è stato stroncato
dal tuo dito schiacciato
sul pulsante di morte.
E tu? Chi sei?
Che cosa ti ha travolto nell’orrore?
Che cosa ti ha corroso
nel mistero profondo
del tuo sigillo umano?
Che cosa ha divorato
quel sorriso che appare
nei tuoi giovani giorni?
Sei tu la prima vittima
di questo orrore?
Sei tu il paralizzato,
il sordo, il cieco
che non vede la vita?
C’è una croce; c’è un Uomo
con le braccia mai chiuse.
“Padre, perdona loro…”
“Ma perché mai?”
“Perché non sanno. Perché non sanno. Perché non sanno…”