(rielezione madre Angela Vespa)

La mano non è cambiata:
gronda ancora di benedizioni.
È concava come i sogni di Dio
e trasparisce il fuoco.
Lo tende al cielo senza tremare,
in un'offerta immobile,
filtrata nella luce.
Mano forte di vene
incise sanguinosamente
da un rigore di chiodi.
Mano trepidamente fervida
di materno chiarore,
distesa come un cielo
traboccante d'azzurro.
La sua stretta è un mistero sigillato
di purezza essenziale,
che distilla la pace,
perché un mondo esitante
si aggrappi al nerbo vivo dell'amore.

La mano non è cambiata.
Frange ancora una terra ferrigna,
come a Mornese.
Il pietroso lavoro
immette nella zolla
l'ampiezza di un balsamico respiro.
E la vite si snoda
in propaggini ardite,
per confluire limpida
nell'unità di un calice immolato.

La mano non è cambiata.
Ancora s'inargenta
di un paziente trascorrere di punti,
che cementano i fragili tessuti.
Il filo è teso verso l'infinito;
la fibra lieve e morbida è temprata
nell'oro fuso della verità.
La mano la ricerca
nelle brucianti pagine
che s'intingono in Cristo
e la profonde smisuratamente
con gesto di grandezza.

La mano non è cambiata;
serba il tocco segreto di Maria.
Noi la sentiamo intrepida e sicura
e tutto consegniamo
al suo caldo pulsare
con credito fidente;
il suo cenno sarà la nostra via.