Signore, tu ci hai detto: «Possedete
la terra; e coltivatevi un giardino».
E noi dilapidiamo le foreste;
dilaviamo le rocce dei tuoi monti;
imbeviamo di cancro l’atmosfera.
 
Signore, siamo mostri d’insipienza?
colmi d’orrore e di malvagità?
O siamo bimbi piccoli, incapaci
di accarezzare piano, con la mano
il delicato filo della vita?
Abbiamo libri a biblioteche intere;
abbiamo lavagnate di teoremi,
e strumenti scientifici a gran iosa.
 
Ma non abbiamo ancora maturato
l’intelligenza viva del creato.
Ne scrutiamo le fibre più segrete
ma non sappiamo leggervi l’amore.
Solo il guadagno. Solo la potenza.
 
Cattivi dunque o semianalfabeti?
Siamo tuoi figli; guidaci la mano
sulle pagine incerte e tremolanti
delle nostre lezioni elementari.
 
Ma fa’ in fretta, Signore! Non contare
le ore come secoli e millenni!
Il mondo freme d’ansia quando vede
la nostra mano scrivere il suo nome
sillabando e sbagliando le parole!
 
Salvaci ancora e rendici scolari
umili e attenti come ci vuoi tu.