Una sera un fraticello
ritornando al suo convento
con la sacca sulle spalle,
vide l’acqua di una fonte,
fresca, lieve e canterina.
Bevve un poco e ringraziò.
Poi in alto, su nel cielo
una stella scintillò.
Passò il tempo. Il fraticello
una sera rifletté:
«E se invece io donassi
la mia sete al Creator?».
Prese l’acqua tra le mani,
disse: «Grazie, mio Signore»;
poi la fece ricadere
sul terreno e se ne andò.
Quella sera su nel cielo
il ridente scintillio
di due stelle sfavillò.
Poi discese la vecchiaia,
faticosa ma lucente
sulle spalle di quel frate.
Gli fu dato come aiuto
un novizio sorridente,
che muoveva i primi passi
sulle vie della mission.
Al calare della sera,
dopo un giorno di fatica,
stanchi e lieti i fraticelli
arrivarono alla fonte.
Il novizio era assetato,
con le labbra screpolate,
ma nel cuor tutta la pace
di chi serve il suo Signor.
E fu allor che il vecchio frate
si trovò come ad un bivio:
Insegnare la rinuncia
o rispondere al disagio
del suo giovane compagno?
Si fermò come in ascolto
e dal fondo del suo cuore
gli salì, quasi un sussurro,
la Parola che diceva:
«Tutto quello che farete…
voi l’avrete fatto a me».
Così dunque il vecchio frate
prese l’acqua tra le mani,
l’innalzò verso l’azzurro,
disse: «Lode a te, Signore».
E poi bevve con dolcezza
quell’ambrosia fresca e pura
che gli scese anche nel cuor.
Poi nel cielo tutto d’oro
si formò una luce nuova,
e l’argento cristallino
di tre stelle scintillò.