«Abramo generò Isacco. Isacco generò Giacobbe».
E il sangue discende nei secoli,
«Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli. Giuda generò Fares».
inquieto di mille passioni,
«Fares generò Esrom. Esrom generò Aram. Aram generò Aminadab».
avido come la fame,
torbido come un agguato
nell'ombra.
«Aminadab generò Naasson. Naasson generò Salmon».
Discende; e scatena le guerre.
Discende; e fa urlare la carne
marchiata dall'odio.
E assume il sapore del pianto
e il freddo del cuore negato.
«Salmon generò Booz. Booz generò Obed da Rut. Obed generò lesse».
E l'uomo conosce il suo vuoto.
Abietto, si sente incrinare
da un lento rodio
che sgretola i sogni.
«lesse generò il re Davide».
Ma il sangue ha raccolto lontano,
nell'Eden,
un alito vivo.
Gli freme ignorata
nell'intima essenza
la sete di un Padre.
E l'uomo si affanna
con nobile angoscia
e tende a sondare il mistero.
E cerca e intravede l'amore,
soffrendo un'attesa di luce.
«Davide generò Salomone... generò... generò...»
Il lungo fluire del sangue
impregna i millenni,
«Manasse... Giosia...»
gravato da remore oscure,
vibrante di vive speranze.
Ed ecco la Madre di Dio:
la Donna che al sangue febbrile
infonde il gaudioso esultare
di un libero assenso,
«Quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo».
la Donna che è tutta purezza
di dono.
Ed ecco: germoglia
nel Vuoto che s'offre infinito
il Figlio di tutte le vite,
che sazia la fame del mondo
nel Padre.