La tua croce mi assorbe.
Da quei pori di legno
suggo la vita.
Un frammento mi basta
per saziarmi di grazia;
un sol atomo strappa
la mia testa alla morte.
La tua croce trionfa.
Sol se trema nell'aria
il suo contatto,
l'universo è fissato
nella legge d'amore
ineluttabile.
Io lo credo, Signore,
ma lo sgomento
scava un vuoto nel cuore,
se mi dici: «Ecco il peso.
Vuoi portarlo con me? ».
Vedi, questa è l'angoscia
della viltà,
è l'orrore avvilente
che impedisce il mio volo,
è la pigra illusione
d'una pace esiziale.
O Signore, trasforma
questa tristezza
nella gioia dei forti.
Fa' che il salto nel buio
della tua luce
sia l'ambizione
dei miei giorni futuri.