Sei uno che gioca.
Se credo di averti raggiunto,
mi scavi davanti un fossato
profondo
e guardi il mio piede librato
sul vuoto.
E attendi che il passo
si affidi al mistero.
Sei uno che gioca.
Se cerco di darti la mano,
mi trovo a toccare
la pelle
che stringe il respiro infinito
nell'arduo arrancare
di un limite umano.
Tu esigi ch'io accolga quel peso
nel cuore
e dica: fratello.
Sei uno che gioca.
Se appena m'illudo
di avere la pace,
tu spingi lontano il confine
e lasci la fame.
Tu sei come un tarlo
che incide la vita.
E infrangi i miei spazi sicuri
per fare
la luce.