Mi costa, mi pesa; è un'ora di vuoto.
Non voglio parole,
non voglio pensieri.
Mi sento una pietra.
Mi sento un deserto avvilito spinoso.
Dovrei esultare
di gioia infinita;
dovrei obliare
la vita.
Invece un'ondata
di nubi distratte
m'invade la mente;
e sento la dura strettoia
del banco di chiesa.
È un'ora grigiastra;
è un'ora perduta...
Ma ecco, sommesso, un pensiero:
"Nell'Ostia c'è il nulla".
Il Dio dei mondi infiniti
è un grumo di pane.
È niente.
È senza sapore. È senza colore.
Ha solo una forma rotonda.
E tace.
Si lascia portare alla bocca;
si lascia mangiare.
È nulla.
Potrebbe mai farsi
più fragile e sciapo?
I tuoni del Sinai,
i fuochi brucianti,
le voci creatrici,
gli sguardi di sole...
più nulla!
Nemmeno il dolore
di quel Venerdì...
Ed ecco: ti adoro.
L'incontro del nulla col Nulla.
A me tu non chiedi
né canti né vivide preci.
Mi chiedi che il nulla
s'incontri con te.