La morte è distesa
sul mondo.
È come se volesse partorire
l'or­ro­re.
È livida, dilaniata,
ansimante, angosciata.
Porta il marchio implacabile
di un destino crudele.
Non conosce l'attesa;
non accoglie il sospiro
che invoca l'attimo.
È come un occhio
vuoto di pensiero.

Eppure è vinta.
La morte è morta.
L'amen del suo potere
è l'amen del suo confine.

E sul mondo è distesa
la vita:
un tripudio, un'ebbrezza,
una pace.
La certezza di un sempre
libero nell'amore,
intenso d'armonia
appagante e aperto
all'infinito.

È il venerdì di Cristo.
il cuore della storia;
il diapason vivente
dell'Alleluja.